Una nuova solitudine per le neo mamme

Una nuova solitudine per le neo mamme

L’anno appena passato ci ha insegnato che tutto può cambiare velocemente. Che tutto si può fermare. Tutto tranne una cosa: la Vita.

Nel 2020 ci emozionavamo di fronte alla foto di un bambino appena nato in un anno in cui tutto era come “congelato”.

Ma messaggi, foto, videochiamate dei primi istanti di vita del neonato non sono bastati e non sono confrontabili con l’emozione della realtà. Stavolta la tecnologia non è servita per replicarla.

COVID e la salute mentale delle neo mamme: gli studi

Secondo uno studio canadese, i casi di ansia e depressione pre e post-partum sono aumentati durante la pandemia. Le cause si celerebbero proprio nel timore del contagio e nella solitudine che accompagna le future mamme anche nei momenti della gestazione e del parto. Visite specialistiche in solitudine, travaglio in solitudine, primi giorni post partum da sole.

A confermare la tesi secondo cui l’emergenza sanitaria avrebbe influito negativamente sul benessere psicologico delle donne in gravidanza e nel post parto, sono stati anche diversi studi, tra cui una ricerca dell’Università di Alberta pubblicata su Frontiers in Global Women’s Health. 

Lo studio ha preso in esame 900 donne delle quali 520 erano in gravidanza e 380 avevano invece partorito l’anno precedente. Alle partecipanti è stato chiesto di compilare un questionario relativo ai loro sintomi di depressione e ansia, prima e durante la pandemia.

Dai risultati è emerso che mentre prima dell’emergenza sanitaria il 29% delle donne presentava sintomi di ansia da moderati a elevati e il 15% presentava sintomi depressivi, durante la pandemia, i numeri risultavano decisamente aumentati: il 72% delle donne ha manifestato ansia e il 41% ha sofferto di depressione. 

Anche secondo le conclusioni di un’indagine condotta dall’Università Federico II di Napoli, oltre i due terzi delle gestanti intervistate (100 totali) ha segnalato un incremento dell’ansia, più marcato tra chi era nel primo trimestre della gestazione.

La sindrome dell'anatra

In generale le madri che si sono trovate a vivere questa solitudine hanno scelto di percorrere due strade. Se alcune hanno chiesto aiuto agli specialisti per un supporto (psicologi, psicoterapeuti, medici e ostetriche si sono trovati in prima linea a lottare anche su questo fronte), altre, la maggioranza, hanno vissuto la cosiddetta sindrome dell’anatra, secondo la quale all’esterno mostravano un perfetto equilibrio, ma interiormente maturavano una profonda sofferenza.

Il paragone nasce proprio dal modo in cui l’animale si muove sulla superficie dell’acqua. Esternamente l’anatra scivola sul pelo dell’acqua, come se non impiegasse alcuna fatica nel movimento e mostrando, oltretutto, una grazia invidiabile ma, se si osserva in profondità, le sue zampe si muovono freneticamente e in modo sgraziato, alla ricerca del perfetto equilibrio, pur mostrando a tutti un’eleganza esteriore. Nessuno, guardandola da lontano, direbbe che fa tanta fatica per rimanere immobile e a galla.

Come "nuotare" in questa complessità

Un metodo per rimanere a galla, conciliando ciò che mostriamo all’esterno con ciò che succede in profondità e, soprattutto, senza sofferenza è quello di cambiare mindset, assumendone uno che accolga l’errore e la flessibilità.

Ma come fare? 

Ecco due esercizi pratici che possono venire in nostro aiuto:

  • 1) La lista di Leonardo: utile per allenare la curiosità e prendere nota anche degli errori. 

Portate con voi un taccuino su cui annotare non solo i vostri sbagli, ma anche tutto ciò che vi incuriosisce, le cose che non avete mai fatto, i vostri progetti e una lista di domande da porre a voi stesse o ad altre persone. Come suggeriva Leonardo, non cancellate nulla, neanche ciò che credete possa essere sbagliato. L’errore è un ottimo maestro.

  • 2) Coltivare l’arte dell’attesa: l’attesa nutre sia disperazione che speranza e in entrambi i casi impartisce lezioni e giusti consigli. Non è vero che nell’attesa non accade nulla, molto spesso, semplicemente, non siamo in grado di vederlo. Date tempo a voi stesse per rallentare, senza forzare l’andamento delle cose. Date tempo a voi stesse di guardare in faccia ciò che vi attraversa, senza affannarvi a combatterlo. A volte è la semplicità, il less is more, che ci fa sentire meno affaticate.


Proprio come diceva Lao Tzu “La natura non ha fretta eppure tutto si realizza”.

Dott.ssa Marta Spagnolini
Psicologa, psicoterapeuta
Psicologa del Team Me First

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